Pubblicato in: Credenze e maledizioni

Nessuna maledizione, ad estinguere gli Asburgo fu la consanguineità

di adriana 16 aprile 2009

carloIIasburgo

Non era per colpa di una maledizione, come invece le credenze popolari dell’epoca sostenevano, a rendere malaticcio l’ultimo erede della grande casata degli Asburgo in Spagna, Carlo II, ma l’alta percentuale di consanguineità. Uno studio condotto da Gonzalo Alvarez Jurado, docente di genetica all’Università di Santiago de Compostela e pubblicato sulla rivista PLoS ONE ha analizzato tutti i documenti su Carlo II d’Asburgo ed i suoi discendenti prendendo in considerazione le informazioni disponibili su circa 3000 fra parenti e antenati dei regnanti. La ricerca ha così dimostrato come la consuetudine di sposarsi fra consanguinei, per salvaguardare l’integrità dei territori, sarebbe all’origine delle malattie genetiche e della conseguente estinzione del ramo spagnolo degli Asburgo.

E’ noto infatti come l’unione tra consanguinei aumenti l’incidenza e la trasmissione di malattie genetiche proprio perché accresce la possibilità di trasmettere due geni malati, uno del padre ed uno della madre. Questo provoca nei figli l’insorgenza di patologie che altrimenti rimarrebbero silenti.

Lo studio ha portato alla luce dati straordinari. I ricercatori hanno infatti calcolato che il coefficiente di consanguineità nell’arco di 16 generazioni di Asburgo, che hanno regnato in Spagna dal 1516 al 1700, è passato dallo 0,025 di Filippo I, il primo Asburgo sul trono di Spagna (1478-1506) allo 0,254 di Carlo II morto senza figli a 39 anni (1661-1700). Un coefficiente di consanguineità (o incrocio) di questo tipo, cioè superiore a 0,2, comporta che in media il 20% del genoma è omozigote e si riscontra normalmente nei figli generati da incesti particolarmente stretti, come quello tra padre e figlia o fratello e sorella o dall’accumulo di unioni fra parenti nel corso dei secoli.

Per verificare l’influsso della consanguineità – ha spiegato Gonzalo Alvarez Jurado – ne abbiamo esaminato gli effetti. Abbiamo considerato la mortalità infantile, entro i 10 anni d’età, nei discendenti di ogni re e abbiamo visto che era strettamente connessa al grado di parentela tra i suoi genitori”.  Tra il 1527 e il 1661 furono 34 i bambini nati della dinastia Asburgo ma di questi dieci morirono prima di compiere un anno e altri 17 prima di festeggiarne 10. Una mortalità del 80% rispetto al media spagnola dell’epoca del 20%.

Sulla base dei documenti relativi alla salute di Carlo II, Alvarez e colleghi ipotizzano che il sovrano soffrisse di due distinte patologie genetiche (una deficienza di ormoni ipofisari e una particolare tipo di disturbo renale), legati a due alleli recessivi in due loci non correlati, che potrebbero spiegare la sua sua infertilità e l’estinzione della dinastia.

Sullo stesso argomento potresti leggere:

2 risposte a “Nessuna maledizione, ad estinguere gli Asburgo fu la consanguineità”

  1. Giovanni ha detto:

    Chissà se anche il Re (nano) d’Italia era frutto di qualche incesto regale.

  2. luigi ha detto:

    Risposta al Commento di Giovanni: 20 aprile 2009.
    Infatti il famoso Re nano era nato da Umberto I e la cugina di primo grado Margherita di Savoia. Questo matrimonio fra due della stessa famiglia Savoia era stato compiuto poichè i Savoia erano stati scomunicati da Papa Pio IX dopo la presa di Roma del 1870… e nessuna Famiglia regnante avrebbe voluto dare in sposa alcuna figlia a degli scomunicati! Così nacque questo re piccolo e deforme alle gambe. Per potersi sposare Vittorio Emanuele III cercò una regina di religione diversa dalla cattolica. E sposò Elena di Montengro che era di religione Ortodossa e poi si convertì al cattolicesimo … e in più era di una famiglia con la quale i Savoia erano ben sicuri di non avere mai avuto alcuna consanguineità precedente…. Vittorio Emanuele III aveva in precedenza (già da quando frequentava l’accademia militare) progettato di rinunciare al trono in favore dei Savoia del ramo Aosta … purtroppo non fu possibile a causa dell’improvvisa morte del padre Umberto I avvenuta a Monza, mentre rientrava nella residenza reale nel lungo viale per mano dell’anarchico Bresci e dovette accettare la corona di re d’Italia.